MELONI, L’ARCI-ITALIANA
«O italiani ammazza-cattivi/ il bel tempo torna già:/ tutti i giorni son festivi/ se vendetta si farà. / Son finiti itempi cattivi / chi ha tradito pagherà. / Pace ai morti e botte ai vivi:/ cosa fatta capo ha. / Spunta il sole e canta il gallo /o Mussolini monta a cavallo. /Dacci pane pei nostri denti/fantasie e cazzottature /ogni sorta d’ardimenti /di mattane e d’avventure. / Sono acerbi gli argomenti /ma le sorbe son mature:/siamo tutti pronti e attenti/pugni sodi e teste dure. / Spunta il sole e canta il gallo/ o Mussolini monta a cavallo […]/ O Mussolini faccia dura/ quando ti metti a far buriana?/ aspetti vento d’avventura/ greco libeccio o tramontana ?/ La stagione è già matura /il brutto tempo s’allontana:/ per montagna e per pianura / combatteremo all’italiana. /Spunta il sole e canta il gallo/ o Mussolini monta a cavallo. /Combatteremo alla vecchia maniera/ guai a voise prendiamo l’aire:/ vi bucheremo la panciera/ a lama fredda vogliamo ferire. / La morte è buona cavaliera/piglia in sella chi vuol fuggire: / o traditori addio bandiera/ Mussolini è duro a morire. /Spunta il sole e canta ilgallo/Mussolini è montato a cavallo.»
Sarà pure montato a cavallo quest’arci-Mussolini (dal titolo di una poesia del maledetto toscano, e arcitaliano, Curzio Malaparte) ma di questi tempi, insieme alla “casalinga di Voghera”, a Emanuele Pozzolo, Francesco Lollobrigida, Andrea Giambruno, Galeazzo Bignami, Andrea Dalmastro, il duce pare abbia preso la strada della gaffe.
Malaparte, a partire dal 1925, si definì l’arcitaliano – termine complesso e forse contraddittorio che racchiude vizi e pregi degli italiani• regionalismi, localismi, dialettismi e rionalismi, garbatellismi (potremmo dire in salsa meloniana), ma anche gesti e opinioni naif, snobismi, lussuosità di stile e forma alla Alberto Arbasino o Carlo Emilio Gadda.
Il prefisso arci è (come dice Treccani) il “primo elemento di molte parole composte di tradizione non dotta, come arcidiavolo, arciconsolo, arciprete, ecc., nelle quali ha la stessa funzione di archi-. È anche usato come prefisso rafforzativo di aggettivi cui dà valore di superlativo: arcibeato, arcicontento, arcinoto, eccetera”.
Dunque l’arciprete (Dio, patria, famiglia) Giorgia Meloni – come giustamente ha affermato su La Repubblica Ezio Mauro – si è circondata di persone scelte più per la fedeltà che per la competenza. L’arciprete e i suoi fedelissimi (non siamo lontani dagli ultrà) da un anno a questa parte stanno collezionando solo brutte figure. Dunque la fedeltà (che sarà pure un attributo coniugale indispensabile per la Chiesa Cattolica) ha condotto a threesome, pistole vaganti nei capodanni biellesi, treni fermati non alle stazioni ma a casaccio, uso improprio di documenti riservati riguardanti un detenuto al 41bis, foto di viceministri alle infrastrutture travestiti da gerarchi nazisti…
La casalinga di Voghera, coi suoi «Signora mia» avrebbe deprecato i fattacci in elenco dal salumaio lombardo, ma poi avrebbe votato: «tanto sa, signora mia, destra e sinistra sono uguali».
Il fantomatico scrittore “scomparso” Benno von Arcimboldi era il protagonista di un celebre romanzo dello scrittore cileno Roberto Bolano (2066, Adelphi): Arcimboldi veniva inseguito da quattro critici ossessionati dalla sua arte. Nel nostro caso a inseguire la Meloni e rappresentare quei quattro critici dovrebbero essere la fantomatica sinistra di Elly Schlein e forse Giuseppe Conte, o quello che ne resta. Sapranno interpretare una politica seria, oppositiva al governo Meloni?
Intanto Meloni dovrebbe sapere che la fedeltà a volte produce passi falsi. E non c’entra manco l’incompetenza. C’entra che siamo in Italia, siamo italiani, abbiamo la memoria corta. E Voghera è troppo vicina alla Garbatella…