“Mia”(di I. De Matteo, ITA 2023)
Voto: 7
Confesso che non conoscevo, se non di nome, Ivano De Matteo, attore, regista e sceneggiatore con al suo attivo otto lungometraggi prima di questo. Con Mia De Matteo ha girato con sensibilità priva di patetismi una storia ‘forte’ e realistica, dolorosa e drammatica. Siamo a Roma e nella famiglia di Sergio (Edoardo Leo), Valerio (Milena Mancini) e Mia (Greta Gasparri) si assiste alla metamorfosi di quest’ultima, che è adolescente. Studentessa come tante altre, serena, ha amiche, gioca in una squadra di pallavolo dove tutti le vogliono bene, pensa ai ragazzi e a come truccarsi. A un certo punto Mia inizia a deviare, si chiude, assume atteggiamenti inediti, è più sciatta. I suoi comportamenti non sono più ‘normali’ e Sergio (autista di ambulanze), prima di sua moglie Valeria, si accorge – persino con qualche apprensione e emotività di troppo – che qualcosa non va e cerca di ricondurre la figlia a ragionevolezza, a riaprirsi, e in definitiva a fare quel che faceva prima. Cerca di distoglierla più che da cattive compagnie, da una cattiva compagnia, quella di un ragazzo che Mia ha conosciuto e che la tormenta psicologicamente, la controlla ossessivamente. Mia è piccola e fragile ed alterna momenti di consapevolezza a più frequenti atteggiamenti di sudditanza verso il ventenne, di cui non è chiaro se sia davvero innamorata ma certo è plagiata. Il bellimbusto è Marco (Riccardo Mandolini). Marco, corpulento e non particolarmente attraente ma con lo sguardo da cattivo e dotato di una personalità arrogante, è figlio di un concessionario di auto, non gli mancano i soldi e soprattutto è spregiudicato e sembra non aver nulla da perdere, nessuno a cui dar conto delle sue azioni. La vita di Mia e dei suoi genitori diventa un calvario e il regista pone l’accento soprattutto sulla figura di Sergio, diretto con attenzione e rappresentato in modo credibile: si fa forza e supera la sua timidezza e prudenza per affrontare con tutti i mezzi e cercare di tirar fuori la figlia da quello che è un vero e proprio ‘amore tossico’. In tempi di stalkeraggio, di violenze psicologiche e materiali, di femminicidi, di forme di vittimizzazione secondaria ai danni delle donne, questo film pone uno sguardo critico anche nei confronti del sistema giudiziario, verso il quale lo spettatore, a fine film, non può simpatizzare. Perché prima la tragedia incombe poi si realizza, con conseguenze anche di tipo legale.
Un buon film sull’adolescenza e la famiglia forse anche vista come microcosmo della società, e poi sul desiderio di fuga anche se insana, sui rapporti tra genitori e figli, inclusa la difficoltà di comunicare come pure in fondo si vorrebbe, di trasmettere le proprie sofferenze e i propri dubbi, come nel caso di Mia ai suoi. Pellicola che attanaglia e fa star male. Ben girato, difficilmente ci si distrae. Circola ancora nei circuiti televisivi. Da vedere.