Dopo la Sardegna, campo larghissimo
Dalla Sardegna arriva un vento di ottimismo. E i leader del centrosinistra suonano già la carica per la prossima sfida elettorale in Abruzzo. Mentre la segretaria dem Elly Schlein e il presidente M5s Giuseppe Conte si godono il sapore della vittoria, nello spicchio sinistro dell’emiciclo di palazzo Montecitorio è tutto un fiorire di sorrisi e sguardi al futuro. La speranza è di replicare il risultato di Alessandra Todde altrove. E così riprendono le manovre nel cosiddetto campo largo, che qualcuno vorrebbe larghissimo e altri ancora semplicemente “giusto”. Ci sono da chiudere le intese in Basilicata, Piemonte e Umbria, anche se restano gli antichi dissapori, così come le distanze tra i partiti. Si procede quindi con cautela, con i dovuti distinguo e qualche novità.
A smuovere le acque ci pensa il leader di Azione Carlo Calenda. Alla luce della sconfitta sarda, riconosce che correre da soli alle amministrative “non è fattibile e non lo faremo più”. “Per restare in partita”, apre a intese per le prossime regionali anche con i 5s, sui quali spesso non ha avuto parole al miele. “Impossibile fare altrimenti”, spiega. “Se ci sono candidati validi e con un programma condivisibile, occorre cercare un’alleanza sui contenuti più ampia possibile”, aggiunge. Insomma, campo largissimo. Anche se il leader di Azione chiude ad alleanze strutturali sul piano nazionale: “governi con loro non li abbiamo mai fatti e non intendiamo farne”.
Qualche deputato M5s, che tiene a ricordare i costanti attacchi ricevuti dalle fila di Azione, ci scherza su: “sarebbe uno dei tanti riposizionamenti politici a cui ci ha abituato”. Una replica ironica arriva pure dalle parti di Avs con Angelo Bonelli. “Sono ben contento – dice – che oggi Calenda capisca che non c’è spazio per elementi che possano dividere”. Il leader di Europa Verde chiede di valorizzare i punti di incontro, ma non rinuncia a marcare le differenze: “se Calenda vuole costruire un’alternativa di governo pensando al nucleare non ci siamo”. Lo stesso Nicola Fratoianni rivendica un ruolo “determinante” di Si proprio dalla sponda più rossa della compagine “giallorossa”.
Il Pd, intanto, ribadisce con Schlein una posizione “testardamente unitaria” in tema di alleanze e accoglie con favore le parole di Calenda sul M5s. La segretaria, a un anno di distanza dalla vittoria alle primarie, festeggia il suo Pd primo partito in Sardegna e riflette sul risultato: è la dimostrazione che “la direzione intrapresa è quella giusta”. La minoranza dem, scettica da sempre sull’abbraccio con i 5s, per ora tende la mano, anche se non sono escluse tensioni sul tema del terzo mandato. A farsi sentire, in casa dem, sono piuttosto i sostenitori del campo largo. In un pressing crescente per gli accordi da chiudere sui territori, che coinvolge anche il padre dell’Ulivo Romano Prodi. “Più il centrosinistra si unisce più vince”, dice l’ex premier.
Dalle parti del Movimento 5 Stelle, invece, domina un atteggiamento più cauto. Conte preferisce parlare di “campo giusto”, continuando a rigettare “campi larghi costruiti artificiosamente”. Insomma, la linea resta quella del no secco ad “accozzaglie” o a “cartelli elettorali”. “La necessità – spiegano fonti M5s – è non farsi prendere dall’entusiasmo e consolidare un metodo di lavoro tarato sulla specificità dei territori”. Insomma, prima i programmi, senza scatti in avanti e in un rapporto tra pari col Pd.
Con il voto in Abruzzo alle porte, dove tutti i partiti di centrosinistra corrono insieme, la vera partita rimane la
Basilicata. Qui le liste sono da chiudere tra poco più di 20 giorni e l’ex ministro Roberto Speranza invita a far cadere “veti e pregiudizi”. Lavori in corso.
[di Luca Ferrero – tratto da ANSA]