8 Settembre 2024
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Meloni, il topo e le belle compagnie

Sembra che il governo italiano sia sempre più schiacciato sulla destra sovranista orbaniana. Donald Tusk, premier polacco, ha dichiarato: «Abbiamo già una maggioranza con Ppe, Liberali e socialisti e altri piccoli gruppi. La mia sensazione è che sia più che sufficiente». In sostanza, anche per Ursula questo basta e avanza. Giorgia Meloni? Evidentemente “avanza”.
Senza esponenti dei cosiddetti conservatori si può già trovare una maggioranza per governare l’Unione Europea. E i conservatori? Certo la Von Der Leyen, a suo tempo, aveva aperto ai conservatori. Ma cosa ci ha trovato in quella Casa delle Libertà?
Olaf Scholz ha sottolineato l’irrilevanza di quella casa e di quelle libertà. Non ci servono, grazie. Non ci serve niente, grazie. Neppure un caffe, una granita. Niente, grazie! Come se avessimo già accettato…

Dunque questo gruppo dei conservatori (detto ECR: va dai polacchi del Pis agli spagnoli di Vox, i seguaci di Orban, di Marine Le Pen; finanche tre eurodeputati francesi di Reconquéte)sta rischiando davvero di sgretolarsi?
Più che le belle compagnie, gli analisti politici segnalano, nel caso di Giorgia Meloni, la mancanza di classe dirigente attorno alla Presidente del Consiglio. A più riprese questo problema è emerso nei mesi scorsi, facendo arrivare qualcuno a dire che questo governo è del tutto affetto da una «penuria di nomi spendibili» a livello europeo. Su questo si era poi innestata la polemica sulle nomine negli enti vari, come ha sostenuto anche Ezio Mauro, effettuate più «sulla base della fedeltà che della competenza». Un vero paradosso, per un governo che ha ascritto tra i suoi ministeri anche uno dedicato al Merito…

Insomma questi conservatori (a livello europeo) sembrano in panne. Le belle compagnie (conservatorismo nazionale, anti-europeismo, euro-scetticismo, populismo di destra) non sembrano avere portato bene a Giorgia Meloni che a un certo punto voleva pure “federare” tutta la destra europea più estrema. Ma non c’è niente da fare; non piacciono. Se ne può fare a meno. Non interessano.
Saranno pure in forte crescita. Rappresenteranno pure il nuovo che avanza… Ma, niente, non hanno appeal; non hanno charme. Nessuno li vuole.

Emanuele Lauria, su Repubblica del 18 giugno, scrive a questo proposito che la Meloni ha la «sensazione di non essere entrata in partita». Niente! Le belle compagnie non hanno funzionato.
Forse ci sarebbero volute delle brutte compagnie? Chi sa!
Sembra che Mao Zedong un giorno disse: «A me non interessa se il gatto è rosso, verde, grande o piccolo: mi interessa che prenda il topo!».
Mannaggia! Altro che Ministero del Merito…
Bastava prendere il topo!

Gianfranco Cordì

Gianfranco Cordì (Locri, 1970), ha scritto dodici libri. E' dottore di ricerca in filosofia politica e giornalista pubblicista. Dirige la collana di testi filosofici "Erremme" per la casa Editrice Disoblio Edizioni. Dirige le tavole rotonde di filosofia del Centro Internazionale Scrittori della Calabria.