La vittoria di Vittoria. La morale di Perugia
Vittoria Ferdinandi è nata a Perugia 37 anni fa. Dopo i ballottaggi di domenica e lunedì 23 e 24 giugno 2024 è il nuovo sindaco di Perugia. Ferdinandi è una psicologia clinica. Dal 2021, Cavaliere della Repubblica Italiana, anche per aver aperto, nel centro della sua città, un ristorante chiamato “Numero zero”, dove ha dato lavoro a persone con problemi psichici. Questa vittoria (e la lista che ha portato al successo elettorale si chiama, appunto, “Allenza per la vittoria”) non è soltanto la prima prova del cosiddetto “campo larghissimo” (Partito Democratico, Movimento 5 stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione e alcune liste civiche) ma anche una vittoria umana, morale e civile.
Ferdinandi, a ridosso del successo, ha dichiarato: «il nostro progetto politico ha dimostrato questa grande novità, partiti, movimenti e forze civiche che si uniscono al di là di ogni schema di posizionamento, al di là di ogni appartenenza. Abbiamo dimostrato che questa coalizione, questa alleanza molto ampia, rappresenta per noi un elemento di ricchezza», e ha aggiunto che si tratta de «l’inizio di una grande riscossa e di una nuova cultura politica».
Certo, il dato politico è importante. Se mai c’è stata una forma di ampio consenso popolare (e non c’è stata affatto, visto che alle passate elezioni politiche del 2022 ha votato solo il 63,91% degli italiani aventi diritto, rispetto ai quali Fratelli d’Italia ha conseguito solo il 26,98% dei voti, quindi solo 7.301.303 italiani su 60.000.000 hanno dato la loro fiducia al partito di Giorgia Meloni) riguardo la coalizione la cui espressione è il governo guidato da Giorgia Meloni, oggi questo consenso non c’è più. Infatti la vittoria di Perugia deve unirsi a quelle di Cagliari, Firenze, Bari, Campobasso, Potenza e Vibo Valenzia a dimostrazione di una riscossa di un rinnovato centro-sinistra, adesso non più soltanto largo da includere molte delle sue anime, ma addirittura, come a Perugia, largissimo a includerle tutte.
Certo, si diceva, il dato politico perugino ci esprime la certezza della fine di un certo “consenso/adeguamento” alla coalizione di governo che, sicuramente, adesso non è più in possesso di un fondamento dato per scontato. Ma nel caso dell’elezione Del Cavaliere Vittoria Ferdinandi quello che più conta è il “dato civile”. O meglio, i due dati (politico e civile) si vanno a intersecare in un’unica constatazione di tipo morale. Il “disagio psichico” attraversa un territorio che non è quello dei calciatori e delle veline. Si tratta di un territorio spesso sottaciuto, occultato, fatto anche di violenza, di malessere continuo, di esclusione. In un Paese abituato a sentir parlare di Festival di Sanremo tutto l’anno, a incensamenti eroici per soporifere partite degli Europei di calcio, al trash televisivo, al politicamente corretto che utilizza anche la cosiddetta “tv del dolore” per fare audience, esiste anche un’altra realtà – parallela e anche forse più triste di quella dei sei milioni di italiani che vivono in stato di povertà assoluta. I malati di mente sono, come diceva Francesco De Gregori nella canzone I matti«senza la patente per camminare». Ma oggi grazie a Vittoria Ferdinandi possono lavorare, hanno un loro posto nel mondo, possono dirsi inclusi. Non è l’unica realtà di questo tipo, ma è l’unica realtà dove una donna votata al servizio civico per la sua comunità è diventata Sindaco.
“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, sul lavoro di chiunque, sul lavoro anche di chi non ha la patente per camminare. Dunque a Perugia, sia pure attraverso un ballottaggio il cui esisto è stato risicato, non c’è stata davvero partita. La vittoria di Vittoria Ferdinandi è stata una vittoria di civiltà. E forse una speranza,che, in questi anni di sonno diffuso, i giovani possano risorgere a impegnarsi per le loro comunità.