19 Dicembre 2024
Words

Hamas usa (e coercizza) il popolo. Massacrato Ameen Abed

Un uomo anziano usa una bottiglia d’acqua vuota come megafono e cammina tra le case distrutte del quartiere dove suo figlio è stato appena picchiato e portato in ospedale. Abu Ameen Abed grida: «Hamas ha rapito mio figlio Ameen, lo hanno massacrato. Ehi voi, collaboratori di Israele, a cosa è servito rapire mio figlio? Siete un gruppo di collaboratori del nemico, migliaia di persone innocenti vengono uccise per colpa vostra, Gaza è distrutta: fermatevi, fermate la guerra».
Lunedì 8 luglio, alle 13:15, in pieno giorno, 20 uomini con volto coperto e armati di pistole e bastoni hanno trascinato Ameen Abed, attivista di 35 anni, per 500 metri attraverso il quartiere distrutto, dalla scuola di Fakhoura a Tawba. Poi gli hanno rotto gambe e braccia e hanno continuato a picchiarlo per 40 minuti, finché alcune donne sono scese per vedere cosa stava succedendo e hanno iniziato a gridare: «I militanti di Hamas stanno picchiando Ameen».
Alla richiesta d’aiuto, molte persone sono sopraggiunte. Ma stando al racconto di Amer Balousha, un amico di Ameen Abed, inizialmente sono rimaste inermi perché i picchiatori sparavano verso di loro e dicevano di esser membri delle forze di sicurezza interna. Alla fine sono riusciti a fermarli e a mandarli via.

Ameen Abed si è laureato in lettere all’università Al-Azhar di Gaza City, vive nel Nord della Striscia di Gaza, nel campo profughi di Jabalia, non è sposato e si prende cura degli orfani della sua famiglia. Chi abitava nel suo stesso campo racconta che si è rifiutato di andarsene ed è rimasto per aiutare gli sfollati portando loro acqua potabile e montando tende. Ameen Abed è un attivista conosciuto a Gaza.
Un giorno prima dell’agguato ha scritto sulla sua pagina Facebook un post critico con Hamas: fin dall’inizio della guerra è stato chiaro che fosse una «operazione suicida…coloro che hanno sostenuto Hamas per 17 anni, ora vogliono disfarsene. Dopo esser riusciti a dividere il popolo palestinese, mettendo fine al suo sogno di uno Stato indipendente (…) Hamas vuole mantenere il suo regime a Gaza, non gli importa se 100.000 persone sono state uccise. Gaza è distrutta, senza economia, senza edifici e senza ricordi». Abed accusa il gruppo armato di non voler cedere il potere a un partito politico condannando la Striscia alla distruzione totale. «Stanno combattendo fino all’ultimo dei nostri figli. Cos’è questa stupidità, questo crimine contro l’umanità? Siamo stanchi, mondo». Ameer non è rimasto in silenzio neppure dopo il pestaggio: «Mi aspettavo che Hamas mi uccidesse e hanno sbagliato a non farlo perché finché il mio cuore batterà e la mia lingua potrà parlare non potranno continuare a derubare i poveri di Gaza in silenzio».

L’idea generale nella Striscia – confida Akram Sourani, un amico di Ameen – «è che sia meglio non criticare Hamas, non è il momento perché siamo in guerra e non è bene combattersi quando Israele sta uccidendo tutti noi. Ma la maggioranza è frustrata, ha paura di dire ciò che pensa. Hamas ha attaccato tanti attivisti per metterli a tacere, si comporta come una milizia».
Secondo il dottor Fadel Ashour, psicologo di Gaza City, il Movimento dei fratelli musulmani non essendo un partito politico non usa strumenti tradizionali, ma si serve della violenza per affermare la sua ideologia. «Prima della guerra – dice Ashour – hanno creato un regime totalitario come quello iraniano o i precedenti partiti comunisti. Erano aggressivi e controllavano l’economia. E quando è iniziata la guerra la società era già frammentata». Ashour sostiene che «Hamas e l’attuale governo israeliano» siano «simili dal punto di vista ideologico e noi non li capiamo: gli estremisti ebrei e quelli musulmani stanno lavorando insieme». Se nessun partito palestinese prenderà il potere quando finirà la guerra la situazione sarà più devastante di quella odierna. Non molti riescono a capirlo. Il regime di Hamas è riuscito a spaventare le persone per 17 anni: tanti giovani sono stati incarcerati e torturati o hanno dovuto lasciare Gaza. Per farlo, è stato sostenuto da Al-Jazeera che non ha mai mostrato il malcontento della popolazione per evitare che la gente chiedesse la fine del regime di Hamas.

[di Sami al Ajrami – da La Repubblica]