19 Novembre 2024
Words

Chiudere o aprire?

Su un orizzonte ternario (Stati Uniti, Unione Europea e Italia) questi ultimi tempi ci hanno consegnato – politicamente – le promesse di Donald Trump che, in caso di sua vittoria, chiuderebbe l’America (isolazionismo, protezionismo, risposte semplicistiche a problemi pressanti: le guerre, le diseguaglianze, la fine della middle-class, la precarizzazione del lavoro, ecc.). Dal punto di vista dell’Europa, invece: la destra-destra si scinde in Patrioti e Conservatori. Fra i primi Orban e l’Ungheria, la francese Le Pen, gli spagnoli di Vox il “padano” del Papetee Matteo Salvini; fra i secondi la “solita” Giorgia Meloni e poche altre destre (polacchi, cechi, danesi, olandesi, qualcun altro).
In questo senso, se il gruppo dei «Patrioti» saluterebbe con sussiego ed entusiasmo una rielezione di Trump, Giorgia Meloni non ha votato Ursula Von der Lyen alla presidenza della Commissione, evidentemente per una acquiescenza al dettato salviniano: «Mai con i socialisti». Si tratta di tenere buono l’alleato di governo visto che la “maggioranza Ursula” non solo contiene i socialisti (assieme ai popolari e ai repubblicani) ma anche i verdi.
Ecco che il terzo atto della partita si gioca in Italia. Nel nostro paese il governo ha agito e sta agendo in un senso molto preciso: premierato, autonomia differenziata, bavaglio all’informazione, una riforma che è stata definita da più parti “berlusconiana” sulla giustizia (e che pure ha la sua ratio). Dunque?
Il quarto elemento da considerare in questo momento è la vittoria laburista inglese di Keir Starmer, quella portoghese di Luis Montenegro del Partito Social Democratico, quella spagnola di  Pedro Sánchez Pérez-Castejón, del partito Socialista di Madrid, e la buona affermazione elettorale in Italia del Pd di Elly Schlien alle passate consultazioni elettorali europee.

Cerchiamo di metter assieme i pezzi. C’è una destra sovranista, populista e protezionista che potrebbe fare capo, in caso vincesse, a Trump. C’è una sinistra rinata che, al momento, non ha un preciso punto di riferimento internazionale. Ma l’ipotesi del campo largo nel nostro Paese, in questo senso, dovrebbe diventare molto più che il senso di una coalizione “appiccicata” solo per vincere le elezioni, ma qualcosa che si faccia interprete di un progetto, di una visione, di una alternativa concretamente politica. In Europa, Giorgia Meloni ha preferito indefettibili interessi di governance italiana (del resto: del tutto partitici) all’interesse dell’Italia stessa a livello europeo. Trump promette chiusure. Salvini promette ultra-chiusura.
Questa ipotesi di nuova sinistra che sta montando dimostra, intanto, due cose: 1) che la sinistra non è morta; 2) che, comunque sia, nell’elettorato (devastato quasi ovunque dall’astensionismo) c’è ancora chi ripone fiducia in chi promette (e spesso mantiene) politiche di welfare state, responsabilità, abbattimento delle diseguaglianze.

In tutto questo, Giorgia Meloni, pur governando per l’Italia intera, si arrocca negli interessi del suo partito. Mentre quello di cui ci sarebbe bisogno sarebbe una nuova apertura. I problemi sul tappeto li conosciamo tutti. Trump e i Patrioti europei vogliono chiudere il Mondo a compartimenti stagni; Meloni e i Conservatori europei pensano ai loro rispettivi governi, fanno politica spicciola e si chiudono in una gestione europea che non ha propriamente lo scettro in mano. Mentre la sinistra vuole aprire e, a questo punto, sembra che potrebbe avere forza di farlo. Dunque il focus del dibattito attuale è contenuto nella diade apertura-chiusura.  Chi ha ansia, paura e frustrazione si chiude e se la prende con gli immigrati. Chi spera, in qualche modo, vuole apire.
Eraclito di Efeso, in uno dei suoi Frammenti, ha detto: «Solo chi spera giungerà all’isperato, perché esso è arduo e inaccessibile».

Gianfranco Cordì

Gianfranco Cordì (Locri, 1970), ha scritto dodici libri. E' dottore di ricerca in filosofia politica e giornalista pubblicista. Dirige la collana di testi filosofici "Erremme" per la casa Editrice Disoblio Edizioni. Dirige le tavole rotonde di filosofia del Centro Internazionale Scrittori della Calabria.