9 Novembre 2024
Sun

Stefano Cavallini, La bisca, Habanera Books 2024, pp. 144

Avere un fratello Procuratore della Repubblica è un bel problema per l’investigatore Fancelli, tornato or ora da Londra, dietro a una missione rischiosa di eredità (Il denaro vince sempre, Habanera 2023). Questa volta, proprio al cenone di Natale in famiglia, il Procuratore gli dice che è a corto di personale, perciò toccherà a lui frequentare una casa da gioco per un paio di giorni, per tenere d’occhio, riprendere e fotografare, il sottosegretario dell’Interno, Sfregi, “quello implicato nel furto di dipinti”: la bisca è su una nave gestita dalla ‘ndrangheta. Nottetempo imbarcato su un motoscafo insieme a una folla di giocatori incalliti, Fancelli raggiunge la fiancata di un vecchio mercantile fermo da tempo e arrugginito. Dentro trova ambienti eleganti, sale da gioco attrezzate, e intorno ai tavoli uomini in smoking e donne ingioiellate trasudanti denaro e sensualità. In coppia con un  carabiniere che il fratello gli ha affiancato, individua Sfregi in compagnia di una donna, ma non può fotografare o registrare, perché tutti i presenti hanno dovuto lasciare all’ingresso il cellulare ed eventuali armi.

Incontro inatteso è quello con A.A. – ossia Annibale, un rivenditore di carni all’ingrosso che è già capitato nel suo ufficio privato, all’inseguimento della moglie Arianna. Che cosa ci fa in quella bisca? Cerca qualcuno? In effetti ora è all’inseguimento di Sfregi. Tra le donne ce n’è una vestita semplicemente, Maria Assunta Malaga Despendio, sempre seguita da una guardia del corpo: è la figlia di un boss della ’ndrangheta, che ha fatto scelte non condivise dal padre, per questo è stata privata dei suoi affetti più cari, e ora butta via la sua vita.

Poi un piccolo serbatoio esplode, poi si apre una falla nello scafo – situazioni note alla letteratura e alla cinematografia – e il mercantile, in balia del mare e dei venti, dopo alcuni giorni si arena vicino a un’isola verdeggiante che appare popolata. Niente dunque che faccia pensare a Robinson, né a All is lost, ora c’è la sicurezza di ritorno al mondo civilizzato.

A questo punto si individua il fulcro della seconda storia di investigazione, lontana dal ritmo incalzante della prima: La bisca diventa un’accusa contro la società dei consumi, l’accumulo di superfluo, l’ammasso di scarti, contro l’enorme proliferare di rifiuti che ci soffoca. Questa infatti è un’isola verdeggiante e boscosa dove vivono persone di tutte le etnie e di tutti i colori che l’Occidente ha respinto; davanti a una costa dell’isola lontana dalle abitazioni, è spiaggiata un’estensione infinita e schifosa di rifiuti che gli abitanti ogni giorno pescano, selezionano, puliscono, riciclano, con cui costruiscono tutto quello che serve, anche le abitazioni.  Non hanno nessun contatto col resto del mondo, non luce elettrica, non radioline, non cellulari, sanno fare ogni tipo di lavoro: sono ingegneri, medici, informatici, operai – hanno una perfetta organizzazione di tipo matriarcale, sono liberi anche sessualmente e rispettosi di leggi fondamentali: tutto funziona alla perfezione, comunicano tra loro più con i fischi che con le parole.

La accoglienza e la vita nel villaggio sovrasta l’indagine sul sottosegretario – che continua a essere ripescato qua e là perché A.A. non lo molla – e accresce il fascino del ritorno a una vita governata dai ritmi del giorno e della notte, della pioggia e del sole, del cibo procurato dalla terra e dal mare. Nemmeno l’incursione di uomini del boss della ‘ndrangheta alla ricerca di Maria Assunta Malaga Despendio, scontro non privo di vittime, turba il lettore, ormai convinto che la donna abbia già fatto la sua scelta di libertà.

In che modo riusciranno a tornare a casa questi naufraghi? L’investigatore Fancelli ha sentito la magia dell’isola? Ha raccolto materiale sufficiente?

Il problema dei migranti si affianca come un’accusa a quello ambientale: scarti umani in un’isola di rifiuti, che comunque è stata trasformata in un eden: Cavallini dimostra la sua fiducia nella capacità dell’uomo di far nascere idee salvifiche anche dal peggio, ma non eccede in buonismo: fino a che punto saranno comprensivi e generosi questi isolani? In una imbarcazione che rappresenta finalmente la salvezza, i naufraghi sono obbligati a entrare tutti – tranne chi ha scelto di restare – e sono davvero tanti, non importa se il carico eccessivo la fa scendere quasi al pelo dell’acqua. Dovranno risparmiare acqua, cibo e carburante senza farsi venire isterismi inutili. C’è anche il sottosegretario indagato con loro? Chiaro qualche rimando alla attualità, chiaro il parallelismo con i rischi di chi, prima di loro, ha provato ad attraversare il mare su imbarcazioni di fortuna.

Marisa Cecchetti

Marisa Cecchetti vive a Lucca. Insegnante di Lettere, ha collaborato a varie riviste e testate culturali. Tra le sue ultime pubblicazioni i racconti Maschile femminile plurale (Giovane Holden 2012), il romanzo Il fossato (Giovane Holden 2014), la silloge Come di solo andata (Il Foglio 2013). Ha tradotto poesie di Barolong Seboni pubblicate da LietoColle (2010): Nell’aria inquieta del Kalahari.