Salutami a Cristo…
La Repubblica parlamentare di Armenia, dal 1991 indipendente dall’Unione Sovietica, è un paese cristiano, almeno nella maggioranza dei suoi abitanti. La declinazione armena della fede in Cristo si sviluppa prevalentemente attraverso motivi passatisti e conservatori, oltre che per una ritualistica molto accentuata. Grazie all’inventiva dell’oligarca Gagik Tsarukyan, fondatore del partito politico “Armenia Prospera” (evidentemente filo-Russo ma neoliberista in economia e conservatore in tutto quanto il resto), avrà a disposizione presto una statua del Cristo alta 77 metri, che sarà così visibile da ogni angolo della piccola nazione, posta tra Turchia, Georgia, Iran e Azerbaijan.
Tsarukyan è un uomo ricco, estroso e fautore di progetti fantasmagorici. Questo “Cristo al fosforo” emetterà luce di notte. Insomma il Cristo più alto del mondo rappresenterà il connubio tra due direttrici: altezza e luminosità. Protoni, neutroni… ed elettroni. Questo modesto e sobrio miliardario ha insomma ricreato l’atomo. Per fare cosa? Lui dice: «Per attirare turisti». È di rito – in una Paese amante dei riti – ricordare che il turismo religioso non si regola in base alle altezze e alle luminosità. Inoltre, il turismo tout court probabilmente, come da più parti si dice, devoto al trash, ormai si sta sviluppando in relazione all’equazione bellezza=fotina/selfie. Si va alla Valle dei Templi non per ammirare, ma per scattare foto. Dunque, almeno in questo caso armeno, avremo in futuro tutta una serie di post nei social media che cercheranno di “contenere” questa altezza cristologica: foto estese in senso verticale, per cogliere altezza e luminosità.
Questa vera e propria “bomba al fosforo” farà spostare l’attenzione del popolo del web verso l’alto. Si realizzerà uno sguardo perpendicolare che cercherà la luce. Il web uscirà fuori dai gangheri, lo sguardo errerà oltre lo schermo del computer o del telefonino. In alto, “sempre più in alto” (come recitava uno spot pubblicitario di qualche anno fa) alla fine ci si adagerà a guardare il soffitto. E poi il mondo, l’Universo, Dio.
Prevedo intorno a un simile atteggiamento almeno due altre conseguenze: un certo torcicollo e l’abbandono, come diceva il vecchio Cicerone, di “quello che sta sulla Terra” a favore di quello che “sta nel Cielo”. La loro congiunzione era vista dallo stesso Cicerone nella figura di Socrate. Dunque questo progetto armeno, tutto teso verso l’alto, è un vero e proprio attentato a Socrate? Bisogna chiedersi, a questo punto, perché l’oligarca ce l’abbia tanto con Socrate. Socrate è stato il filosofo del “che cos’è?”. Se ne andava per le vie di Atene chiedendo a tutti che “cos’è?”, la verità, la giustizia, la bellezza e cose simili. Ecco questo faraonico progetto non vuole più chiedersi “che cos’è?” che non va in questo nostro mondo globale. Accetta e non mette in discussione quello che è. Non gli interessa il perchè delle cose; più che altro predilige il come. Insomma “è così”, non “perché è così”.
Un’attestazione di presenza nel mondo del capitalismo immateriale, dell’assenza di fini che non siano quelli della mera accumulazione economica. Ecco svelato il quid del progetto di Gagik Tsarukyan: ristabilire una presenza nel mondo delle assenze. La vera e propria fine della “modernità liquida” di cui parlava Zygmunt Bauman. Una presenza alta e al fosforo: il vero “punto di riferimento” rispetto al quale iniziare a costruire una nuova ideologia…
E come si dice a Napoli: Salutami a Socrate!