Schlein, Marx e il giapponese
Il Capitale nell’Antropocene è come dire Elly Schlein e Saito Kohei. Il confronto è diretto: la segretaria del partito che aveva fatto del Capitale l’oggetto di una critica dialettico-economico-politica (sulla scorta delle tesi di Karl Marx) e il filosofo giapponese che si sta chiedendo (nel libro pubblicato da Einaudi in questi giorni e che porta come titolo proprio quello con il quale abbiamo iniziato questo articolo) se il pensiero di Karl Marx può servirci (e in che misura) anche oggi, nell’era, appunto, dell’Antropocene. Quest’ultimo termine venne coniato dal Nobel (per la chimica) Paul Crutzen nel 1999 durante un congresso svoltosi a Città del Messico. La nostra epoca sarebbe, dunque, caratterizzata – rimanendo alle risultante degli studiosi – da un intervento massiccio dell’anthropos sul Pianeta: l’essere umano attraverso la tecnica avrebbe trasformato e rivoluzionato a tal punto il Pianeta da farlo apparire – anche geologicamente – diverso da come era prima; tanto da far pensare all’avvio, oggi, di un’epoca nuova nella storia della Terra. Mettendo assieme i pezzi abbiamo: il capitale, Karl Marx, la tecnica moderna, una nuova era nata all’insegna della mistione uomo-geologia (quindi natura) e una domanda finale: in che misura può servirci Karl Marx nelle «mutate condizioni» di oggi nelle quali – probabilmente – le vecchie e ottocentesche categorie del Capitale appaiono, come avrebbe amato dire Fridrich Nietzsche: «tragicamente inattuali»?
È qui che entra in scena Elly Schlein che si pone in diretta eredità con quella tradizione che aveva fatto delle categorie marxiane il proprio marchio di fabbrica. La giovane segretaria del Pd parla di: «Questione sociale, dignità del lavoro, questione climatica». Saito parla invece di: «Riformismo rivoluzionario. Cominciare una resistenza anticapitalistica» stando sempre dentro il capitalismo. Dunque le questioni nell’epoca dell’Antropocene sono diverse da quelle dell’epoca dei Moti Rivoluzionari del 1848 (data in cui Marx ed Engels scrivono il Manifesto del Partito Comunista). Sono mutate le condizioni. Il Muro di Berlino è caduto. Oggi che non c’è più nessun Palazzo d’inverno ravvisabile o nessuna Bastiglia alle porte, e non si sa nemmeno contro quale “simbolo” scagliarsi. Le grandi Multinazionali sono anonime accolite di azionisti che spesse volte non sanno neppure di che cosa si occupi la loro azienda. Mancando i simboli, è ancora possibile una rivoluzione? Per Elly Schlein: «I più poveri sono quelli che stanno pagando il più alto costo dell’emergenza climatica».
Precarietà, volubilità delle “soluzioni biografiche” (a «contraddizioni sistemiche», diceva il sociologo Ulrich Beck), la sanità, la scuola pubblica, ecc.
Per capire quanto del pensiero di Karl Marx ci è utile anche oggi bisogna far risorgere una nuova analisi del Capitale. Sempre più nelle mani di pochi e che tende a un profitto divenuto non solo il nuovo mantra dell’intera società globale, ma anche il segno dell’annullamento di ogni altro valore (morale, politico, antropologico, culturale, religioso).
Nell’Antropocene, dunque, la tecnica (che già per Martin Heidegger possiede «Un’essenza che non è nulla di umano») si declina come intelligenza artificiale generativa e l’algoritmo (che in fin dei conti è un «oggetto mentale» alla stregua degli unicorni e dell’orco Shrek – come afferma il filosofo Maurizio Ferraris) adesso sembra poter fare a meno dell’uomo. L’uomo ha influito a tal punto sulla costituzione stessa del Pianeta che adesso essa stessa si produce e continua la sua esistenza anche senza e al di la dell’uomo. In questo senso: l’Antropocene e il «Capitale» (vero motore di tutto quanto il processo perché le aziende non fanno certo beneficenza) si coniugano in un panorama nel quale esistono determinate urgenze forse più urgenti di tutte le altre. Occorre creare spazi di umanità dentro l’inumano della tecnica moderna. Elly Schlein dice invece: «Occorre occuparsi delle mutate condizioni nelle quali stiamo vivendo rispetto a quando scrisse Marx». La parola più desueta di tutte, «comunismo», una volta avrebbe costituito il collante fra quello che è diventato oggi il partito che in Italia un tempo portava questo nome e le riflessioni di un filosofo giapponese che si rifà al Capitale di Marx. Il “filo rosso” (è proprio il caso di dirlo) che ci conduce alla ricerca oggi di un nuovo senso, da affidare alle dottrine marxiste ci conduce a nuove domande.
1) C’è la lotta di classe, oggi?
2) Chi sono i nuovi borghesi?
3) Chi sono i nuovi proletari?
Bisogna ricordare che il sociologo Luciano Gallino una volta ha dichiarato: «la lotta di classe c’è stata e l’hanno vinta i ricchi!». Elly Schlein progetta la sua alternativa rimanendo all’interno del capitalismo; stessa cosa fa Saito Kohei. Creare spazi per l’alternativa oppure creare spazi (davvero inediti) nei quali si possa dibattere e discutere intorno ai nuovi problemi che stanno emergendo in questo Antropocene.
Per applicare (qualcosa) delle dottrine di Karl Marx oggi occorrerebbe ventilare il paziente a corto di ossigeno. Cioè far circolare un’aria nuova. Allargare. Allargare il Pianeta McTerra (la brillante ed esatta definizione è di Vincent Verdù) nel quale stiamo vivendo. Allargare la sfera dei fini al momento ristretta solo al “fare soldi”. Aprire una finestra. L’Antropocene (intervento massivo dell’uomo sulla natura) ha chiuso il Pianeta. Elly Schlein e Saito Kohei sembra ci stiano dicendo: per utilizzare ancora oggi Marx bisogna aprire nuovi sentieri. Tentare.