15 Gennaio 2025
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I due Abedini

Finalmente è stata archiviata, con grande soddisfazione, la questione di Cecilia Sala. Il suo rientro rapido in Italia è stata soprattutto opera efficace e risolutiva della premier, Giorgia Meloni, e anche di una macchina dello Stato che funziona.

Adesso però siamo di fronte alla seconda parte dell’argomento, cioè la questione di Mohammad Abedini, l’ingegnere iraniano (ma anche svizzero) in carcere a Opera (Milano). Come sempre ci sono i fatti e poi ci sono le notizie. Leggendo sulla stampa italiana e internazionale pare ci siano due linee contrapposte, che motivano le future contraddittorie scelte.

La prima è quella che vede la cosiddetta spia iraniana mollata dall’Iran. In questa vulgata si esplicita il fatto che in Iran ci siano almeno tre gangli decisionali del potere: uno è quello supremo religioso di Kamanhei, l’altro è quello esecutivo politico, l’ultimo quello dei giudici, più o meno zelanti nei confronti del primo. Questi tre centri di potere non sono coordinati, al punto che spesso uno non sa cosa fa l’altro, quando non agiscono ciascuno all’oscuro dell’altro per dolo.
Nel caso della carcerazione della giornalista italiana, il governo iraniano aveva tutto da perdere, perché il premier Pezeshkian avrebbe avuto un fronte aperto con una nazione che continua a mantenere aperta la propria ambasciata ed è un Paese dialogante. In vista dell’ingresso di Trump alla Casa Bianca e di un probabile innalzamento dei toni minacciosi contro il nucleare iraniano da parte di un’alleanza fortificata USA/Israele, all’esecutivo iraniano non conviene avere scontri aperti con la dialogante Italia, alleata dei due Paesi occidentali. Così, si è deciso di mollare Abedini al suo destino, visto che ha già perduto anche i documenti riservati in suo possesso.

La seconda è quella che vede la cosiddetta spia iraniana ignorata dagli USA. In questa vulgata si specifica che ormai l’intelligence italiana è in possesso dei dati e dei documenti digitali di Abedini e che li passerà o li ha già passati agli Stati Uniti, e quindi Abedini non è più importante per l’alleato americano. Per questi motivi può essere condotto ai domiciliari e poi, in un secondo momento (una volta che si saranno spenti i riflettori) rimpatriato in Iran.
In questa seconda narrazione si critica anche l’inadeguatezza dei servizi italiani, condotti dalla Belloni (poi costretta alle dimissioni), nell’aver reso pubblico l’arresto di Abedini, ma soprattutto la mancata scaltrezza dell’operazione sul campo, che ha permesso ai complici di Abedini di scappare.

Vedremo quale delle due soluzioni sarà quella adottata prossimamente.