21 Febbraio 2025
Words

Tutti contro

Stefano Tacconi chiede e ottiene un alloggio popolare. Simone Cristicchi chiede e ottiene consenso intorno a una malattia. Una Mini Cooper color neve, durante un corteo di maestre a Monaco, chiede e ottiene disordine e ferimento. Meloni e Schlein chiedono e ottengono 4 giudici costituzionali. I Duran Duran chiedono e ottengono, quarant’anni dopo, rinnovata visibilità. Tutti, in questo giro di vite della storia che stiamo attraversando, sembrano chiedere qualcosa. È una domanda inesausta. I diritti della comunità LGBT+. La fine delle guerre. Maggiore peso specifico dell’Unione Europea. L’emancipazione dai passati festival di Amadeus. Dazi che volano qua e là su alluminio, acciaio, farmaci e automobili. Persino – ho letto – Elon Musk che fa la guerra alla filosofia. Quest’ultima cosa è interessante!
Scrive Rocco Ronchi su Doppiozero: «Se per la filosofia il momento è propizio lo si deve alla lucidità di cui hanno dato prova coloro che vogliono inaugurare una nuova narrativa, populista, sovranista e cripto-fascista». Infatti: «Elon Musk, a livello mondiale, con i suoi epigoni, a livello nazionale, non hanno forse messo al primo posto della loro agenda la fine dell’egemonia cultuale  dei “marxisti” nelle Università e nelle istituzioni culturali?». Ma non è solo questo.
Sovranismo, populismo e cripto-fascismo vuol dire prima di tutto reazione. Non vuol dire proposizione. Si reagisce alla globalizzazione. Si reagisce alla crisi della democrazia. Si reagisce a un presente (che sembra voler dimenticare un certo passato). Ma dire reazione – e non proposizione, intervento, azione – vuol dire: votare contro e non per. Contro qualcosa. E contro questo qualcosa si domanda e si ottiene visibilità, successo o consenso. In nome di che? In nome di una reazione. Qualcosa che si ottiene con la seconda marcia, e non con la prima.

E la filosofia, sia essa marxista o liberale, che fa? Cerca di interpretare il presente alla luce dell’intelligenza. Dunque, si pone come una spia del «tempo attuale»; un’avanguardia – se questo sostantivo avesse ancora un senso in tempi di Simone Cristicchi, la cui prima canzone era Vorrei cantare come Biagio Antonacci
Dunque: la filosofia è da abbattere, in quanto quinta colonna di un sistema rispetto al quale si intende reagire, non proporre.
Tutti, a questo punto, chiedono e ottengono. Avanzano domande e hanno risposte. In questo giro di vite della storia tutti, spinti da quella molla che è la curiosità (primo motore immobile della filosofia, secondo Aristotele), chiedono “un posto al sole”.

Già il povero Umberto Eco, anni fa, aveva detto che il Web aveva sdoganato gli imbecilli. Certo questa contemporaneità sputa sentenze. E bisogna accettare di tutto: “è la pioggia che va/ e ritorna il sereno”… Se ritorna il sereno non lo sappiamo. Sappiamo che questa pioggia di richieste, di domande e di interrogativi davvero molto poco filosofici sta riportando alla luce proprio la filosofia. Perché il bisogno di avere un quadro generale (delle cose) si fa ogni giorno più insistente.
Non sono Stefano Tacconi o i dazi di Donald Trump a ricordarci che tale quadro esiste, persiste e resiste. Ce lo ricorda il bisogno di chiarezza che tutti noi sentiamo di fronte a tutta quanta questa gente che chiede e ottiene. Di fronte a tutto questo “innominabile attuale” (sono parole di Roberto Calasso) cui pure dobbiamo sforzarci alla fine di dare un nome.

Gianfranco Cordì

Gianfranco Cordì (Locri, 1970), ha scritto dodici libri. E' dottore di ricerca in filosofia politica e giornalista pubblicista. Dirige la collana di testi filosofici "Erremme" per la casa Editrice Disoblio Edizioni. Dirige le tavole rotonde di filosofia del Centro Internazionale Scrittori della Calabria.