4 Marzo 2025
Words

Cosa accadrà adesso in Germania

di Werner Patzelt – direttore ricerca, think tank MCC Brussels

Avrebbe potuto finire molto male per la CDU/CSU. Essendo diventata il partito più forte, come previsto, avrebbe dovuto formare una coalizione non solo con l’SPD, ma anche con i Verdi, perché aveva rinunciato a qualsiasi sostegno da parte del secondo partito più forte della Germania. Sapendo che un’alleanza con i Verdi, in particolare, non avrebbe potuto risolvere i problemi più urgenti della Germania, ma che la cooperazione nero-verde avrebbe rafforzato ulteriormente l’AfD a sue spese nei prossimi giorni di elezioni, la CDU/CSU si sarebbe trovata di fronte a una prova cruciale: Non dovremmo, per il bene del nostro Paese, affrontare le questioni urgenti della migrazione e dell’integrazione insieme all’AfD, unirci sulla politica economica o sociale e “giocare d’anticipo” sulla politica europea e russa fino a quando un percorso attualmente poco chiaro non diventerà “senza alternative”?

La CDU/CSU è stata ora risparmiata dal calvario associato a una tale decisione direzionale grazie a un margine molto ridotto. Senza FDP e BSW nel Bundestag, è sufficiente una coalizione con la sola SPD; e con la FDP nel Bundestag, si può addirittura formare una “coalizione Germania” che potrebbe essere positiva per il Paese. Il fattore decisivo per tutto ciò che seguirà sarà ora il grado di consapevolezza politica che il risultato elettorale disastroso imporrà alla SPD. Tuttavia, il suo “prezzo di acquisto politico” è aumentato enormemente, poiché la CDU/CSU si rifiuta di collaborare in qualsiasi modo con l’AfD ed è quindi aperta a ricatti vari.

Se la SPD non chiederà alla CDU/CSU di svendere il proprio programma elettorale nero, si formerà una coalizione nero-rossa. La Germania sfuggirà così a una crisi di legittimità della sua democrazia rappresentativa. Questo sarebbe stato imminente se alla maggioranza di centro-destra della popolazione fosse stato nuovamente presentato un governo di centro-sinistra della CDU/CSU con la SPD e i Verdi.

Forse nelle prossime settimane si diffonderà anche la consapevolezza che le democrazie occidentali traggono grandi vantaggi se gli elettori sono in grado di dare un cenno alla sinistra o alla destra dopo una serie di anni, consentendo loro di premiare o punire lo schieramento vincente nelle elezioni successive per le politiche perseguite nel frattempo. D’altra parte, è troppo rischioso quando i “partiti di centro” si accordano per assegnare le cariche di governo solo all’interno della propria cerchia, in modo che l’elettore possa al massimo apportare un piccolo aggiustamento all’equilibrio del potere, ma è più in grado di prendere una decisione dirimente sulla direzione. In definitiva, questo comportamento non protegge la democrazia dalle “frange” ma impoverisce solo il centro democratico. D’ora in poi, né le politiche di sinistra né quelle di destra potranno rivelarsi utili al centro, perché´ lì vi è una disputa sull’auspicabile priorità dei progetti politici, siano essi di sinistra o di destra.

L’ascesa della sinistra, a sua volta, dovrebbe insegnare alla SPD e ai Verdi che non devono assumersi responsabilità solo nei confronti del centro , ma pure verso le frange di sinistra. La strategia politicamente fruttuosa non è quindi quella di prendere le distanze, ma di integrare le posizioni irragionevoli della sinistra entro un’offerta di coalizione di centro-sinistra complessivamente accettabile. È così che la CDU/CSU avrebbe dovuto affrontare l’AfD un decennio fa.

Se la CDU/CSU non vuole andare incontro, alle prossime elezioni generali, alla stessa prova che le è stata risparmiata per un soffio questa volta, dovrebbe iniziare non solo a mettere fine agli ideologi dell’AfD, ma anche a costruire un ponte per le persone ragionevoli di questo partito. Da parte sua, l’AfD dovrebbe rendersi conto che deve anche prepararsi a un’alleanza con la CDU/CSU se vuole servire non solo la sua immagine, ma anche la Germania. Ma ciò richiedere moderazione nella sua retorica, più cautela nell’assumere posizioni politiche e dei leader di cui ci si possa fidare intellettualmente e personalmente.