12 Marzo 2025
Words

Le terre rare ucraine non sono tanto “rare”

Per non incappare nell’errore di vedere la realtà sfilarci sotto gli occhi come una sciarada carnevalesca dentro l’Ufficio ovale, vediamo quali sono stati i precedenti, giusto due settimane fa. Trump aveva fatto lievitare il pagamento da corrispondere da parte ucraina a 500 miliardi di dollari. L’accordo giornalisticamente definito delle “terre rare” era un’offerta iugulatoria: pace cartaginese, la si chiamava in altri tempi.
Zelensky si era lamentato apertamente della “sovrattassa” di 50 miliardi di dollari su ogni 100 ricavati dai minerali ucraini teoricamente disponibili (previa creazione miniere, costruzione impianti ecc.), e nel frattempo la Federazione russa aveva fatto capire di essere disposta a cedere i suoi 300 miliardi di dollari congelati come parte dell’accordo a patto che andassero spesi, tra le altre cose, per “riqualificare” le regioni annesse.
Putin aveva ordinato al governo di preparare la strada per il rientro delle aziende occidentali. Un nome tra gli altri: Boeing, che ha urgenza di acquistare titanio.
Ma di quali terre rare disporrebbe l’Ucraina? Il territorio ha prevalentemente metalli tra cui notevoli depositi di litio, titanio e rame che non sono “rari” ma, anche se “normali,” giocano un ruolo finemente strategico perche´ Washington vuol essere “almeno due generazioni avanti agli altri Paesi, dichiaratamente, quando si tratta di sviluppare le nuove tecnologie. Che si nutrono, pero´, soprattutto di terre rare, un gruppo di17 elementi in fondo alla tavola periodica (più lo scandio e l’ittrio della terza colonna, se li cercate) e, fuor di metafora scientifica, in mano cinese. Peraltro il Congressional Research Service del 16 dicembre 2013 (“Rare Earth Elements. The global supply chain”) non menziona l’Ucraina nemmeno una volta. Altri tempi, altro linguaggio, altre necessità. 

Il Congresso aveva poi indicato che il livello di produzione di terre rare su suolo USA era “nullo”.
A questo si aggiunga un´ imprecisione derivata da un rapporto del “Centro di eccellenza per la sicurezza energetica della NATO” dove si sostiene che l’Ucraina dispone di una pletora di “di terre rare” che varrebbero “trilioni di dollari”. Il rapporto elenca una serie di metalli e minerali, ma nessuno degli elementi citati era veramente della serie delle terre rare.
L’organizzazione in questione, nonostante si fregi nel nome della sigla NATO, è un organismo autonomo con sede in Lituania il quale ospita i piu´ indefessi sostenitori dell’Ucraina: anche Ennio Di Nolfo forse li avrebbe definiti “adoratori della carta atlantica. Piu´ dettagli qui About Us – NATO ENSEC COE
Questo rapporto pare abbia avuto un grande impatto. dava la stura l´anno scorso al senatore Lindsey Graham per ripetere davanti ai media i risultati del rapporto diffondendo l’idea che l’Ucraina possiede “trilioni di dollari di metalli di terre rare.” Anche se l’Ucraina non dispone di titanio e rame, ha pero´ di abbondanti riserve di litio e grafite.
Un valore di riferimento per i depositi ucraini si aggira intorno ai 775 miliardi di dollari, molto lontano dai 2-7 trilioni indicati dal senatore Graham. Piu´ dettagli qui bne IntelliNews – What does Ukraine have to offer the deal-loving Trump to get his support?
Ma l´Ucraina e´ in grado di sfruttare queste risorse? Secondo Bloomberg il Paese ha il quarto maggior giacimento di rame in Europa (valore teorico 340 miliardi di dollari) ma non dispone ancora di miniere. Mentre le sue riserve di titanio valgono circa 420 miliardi di dollari, e l’anno scorso ha esportato “fanghi di titanio” che hanno fruttato un misero ricavo di 11,6 milioni di dollari. Questo perche´non ha la tecnologia per produrre la ben più preziosa “spugna di titanio,” usata per la costruzione degli aeroplani. Trump’s Insistence Ukraine Has Rare-Earth Elements Is Wrong – Bloomberg

Questi sono puri dati che non tengono conto di altri imponderabili (escalation cinese, per esempio) che porterebbero l’Ucraina a guadagnare meno di 100 milioni di dollari dall’esportazione dei suoi minerali “strategicamente” rilevanti per l’anno trascorso. Si tratta di una sorta di “giacenza” ancora nel terreno e non sfruttata.
L’Ucraina esporta anche uranio grezzo, non raffinato (che e´ invece produzione specificamente russa, usualmente bruciata in una centrale nucleare Rosatom. A proposito, come si inviano in Ucraina truppe britanniche in nome dell´Europa mentre la Francia lavora senza interruzioni con Rosatom?).
In conclusione l’accordo di Trump sui minerali per 500 miliardi di dollari sara´ di complessa se non irrealistica realizzazione. Il punto non è la richiesta degli USA di assorbire il 50% del monte ricavi, ma come far “materializzare” i miliardi necessari per costruire dal nulla gli impianti e le miniere di lavorazione per le materie prime.

I progressi della rivoluzione scientifica, dalla spinning jenny al battello a vapore, andarono velocemente ma gradualmente. Qui invece siamo per l´Ucraina a un moto in fine velocior: se paga per costruire gli impianti e le miniere si indebita (al confronto la trappola del debito cinese sara´ una carezza); se le fa costruire a “terzi” perde tecnicamente (legalmente?) voce in capitolo. Costruire un impianto richiede piu´ tempo che asfaltare le strade della campagna cinese negli anni Ottanta, cosa che secondo l´Avvocato non sarebbe mai successa (si e´ visto con quali conseguenze per Stellantis).
A Trump è stato venduto, machiavellicamente, un “deal” insoddisfacente, perché invece di prelevare “damned cash” dall’Ucraina –  avrebbe diritto a soli 50 milioni di dollari per il 2024 – gli USA debbono (in teoria) investirli per anni, prima di vedere un ritorno importante.
E’ verosimile che quando Trump avvertira´ la dinamica sottesa a questi ultimi episodi, e forse l´ha assecondata per creare maretta coi cinesi, abbandonerà l’affare delle “terre rare.”