12 Marzo 2025
Words

Europa esistenziale

Qualsiasi delimitazione dell’essere costituisce l’esistenza. Ma il termine «esistenza», come suo significato particolare, reca: «Il modo d’essere proprio dell’uomo». Questa determinata maniera rappresenta, anche, il rapporto dell’uomo con se stesso e con quello che c’è «fuori» di lui (il mondo, l’ambiente in cui vive, l’Antropocene, la temperie culturale cui egli appartiene, eccetera, persino con Dio) e dunque l’«esistenza» si può risolvere esattamente in termini di «possibilità». La guerra Russia-Ucraina, per Ursula von der Lyen è una «sfida esistenziale per l’Europa». A tal punto, che («Mamma li turchi!») la «coalizione dei volenterosi» (vero e proprio «contingente di pace» che dovrebbe garantire una tregua alla guerra) potrebbe essere guidata da Recep Tayyip Erdogan.

«Rearm Europe» parrebbe dunque essere la risposta a quella «sfida esistenziale» (la possibilità di una sfida o la sfida di una possibilità) in termini di possibilità di tregua, pace, abbassate le armi, niente più fuoco. L’Unione Europea si riarma (in quanto possibilità realizzata e quindi fatto, realtà) per far fronte a una possibilità (di pace) a causa di una possibilità insista nell’Europa stessa (la «sfida esistenziale»).
Se dell’essere nulla sappiamo dire se non che si può dire in molti modi (ce lo ha spiegato Aristotele), di questi modi (o maniere, o attributi o proprietà) sappiamo che quello «proprio dell’uomo» è l’esistenza.
Dunque? In questo inizio di 2025 gli europei si trovano in una relazione con sé stessi, con gli altri cittadini del mondo, con Dio e con il mondo stesso in una condizione che mette in pericolo il loro stesso «modo d’essere». Niente più Europa, sembra dirci la von der Lyen, se non finisce, in qualche modo, questa guerra. Niente più europei se non si fa la pace riarmandosi. Bella contraddizione!
Esattamente come contraddittoria è stata l’atroce visita di Zelensky a Whashington. Andato lì per fare la pace, il premier ucraino ha trovato la guerra.

Esattamente come contraddittoria è la posizione dell’Italia, da una parte la nostra Presidente del Consiglio (secondo il Wall Street Journal: «La migliore alleata di Trump») fedele agli Stati Uniti e alla NATO e dall’altra, ovviamente, in Europa a dover difendere l’Ucraina sbeffeggiata dal Presidente degli Stati Uniti. In questo mare di contraddizioni viene in mente, ancora una volta, il vecchio Aristotele. «È impossibile che la stessa cosa, a un tempo, appartenga e non appartenga a una medesima cosa, secondo lo stesso rispetto» era la formulazione tipica del «principio firmissimum», ovvero: di non contraddizione.

Navigando contro l’«impossibile» il capitano Achab ha perso la vita. Per evitare questo sciagurato esito bisogna trovare una strada che ci faccia uscire dalle secche delle contraddizioni. Quella scelta dall’Unione Europea è, in questo caso, il riarmo. In genere ci si riarma per fare la guerra; in questo caso: per fare la pace. Altra bella contraddizione! Ma la sfida che abbiamo di fronte è «esistenziale»; e l’esistenza è «possibilità» non realtà. Dunque? Dunque abbiamo a che fare con interpretazioni, non con fatti. Umberto Eco ci ha avvisato che la «semiosi non è illimitata»; si può interpetrare fino a un certo punto, e quel certo punto è la realtà. I fatti si presentano a Ursula von der Lyen non come semplici «possibilità» ma come quello che Carlo Emilio Gadda chiamava un «groviglio di concause».

Di fronte a questo «gnommero» occorre sbrogliare e mediare. Insomma occorre che la politica torni a fare la politica. È questo l’unico modo con cui si possa risolvere questo mare di contraddizioni. Non le armi dei militari ma le armi del dialogo, del pensiero e dello spirito critico. Più politica vuole dire principalmente, per l’Unione Europea, maggiore coesione. Un’identità plurale e plurima non più divorata dai sovranismi. È questa la vera «sfida esistenziale» che Ursula von der Lyen ha davanti.

Gianfranco Cordì

Gianfranco Cordì (Locri, 1970), ha scritto dodici libri. E' dottore di ricerca in filosofia politica e giornalista pubblicista. Dirige la collana di testi filosofici "Erremme" per la casa Editrice Disoblio Edizioni. Dirige le tavole rotonde di filosofia del Centro Internazionale Scrittori della Calabria.