29 Marzo 2025
Words

Viviamo nella ipnocrazia

Per Sigmund Freud, l’ipnosi è «La possibilità di trasporre le persone, mediante certi blandi interventi, in uno stato psichico del tutto particolare che ha molta somiglianza con il sonno»[1]. Attraverso un moderato stordimento si può, quindi, dirottare l’attenzione lungo una scala di diversi gradi: dalla stanchezza al grado massimo del sonnambulismo. Il filosofo cinese Jianwei Xun afferma che l’«Evoluzione logica del capitalismo», nel periodo all’interno del quale ci troviamo, è, appunto, l’«Ipnocrazia»[2].

Non è tanto importante capire come ci siamo finiti dentro. Non conta, neppure, in fondo sapere se si può uscire, in qualche modo. Ipnotizzati da un potere che, si presenta come «distribuito e decentralizzato»[3], navighiamo fuori e dentro la Rete ormai orfani di una realtà che « È stata atomizzata in frammenti che si sovrappongono, si contraddicono e infine si annullano a vicenda. Questo flusso infinito non lascia spazio alla critica, perché non c’è nulla di stabile da criticare. Ogni punto fisso si dissolve nel momento stesso in cui viene identificato»[4]. Nel Libro dei ventiquattro filosofi[5] è presente la seguente definizione di Dio: «Dio è una sfera infinita, il cui centro è ovunque e la circonferenza in nessun luogo». Chi è dunque il grande ipnotizzatore? Certamente i candidati non ci mancano: l’algoritmo, l’intelligenza artificiale, le piattaforme digitali, i social media, ad esempio. Sappiamo solamente che Donald Trump ed Elon Musk sono, al momento, gli interpreti maggiori di questa ipnosi collettiva. Trump costituisce la filosofia pratica di questa mente globale; Musk la filosofia teoretica. Trump si rivolge alla «sua gente» semplificando, andando incontro, facilitando, inventando un passato solamente immaginario (o immaginato): è questa la post-politica della chiusura e dell’esclusione. Musk fa il resto: si rivolge direttamente al cuore del problema, all’esistenza. E conduce l’esistenza stessa in un Ipermercato tecnologico aperto alla soluzione dei problemi e a un futuro qual che sia; anche improbabile, ma non importa.

Ecco spiegata l’ipnosi collettiva che stiamo vivendo. Uno stato a metà tra la veglia e il sonno. Uno stato a metà tra la realtà e la fantasia. Ma anche questo non importa. A noi potrebbe, invece, interessare colpire direttamente le contraddizioni del sistema, i punti di sutura, i buchi neri, i punti ciechi, le soglie all’interno delle quali la coscienza (sia pure ipnoticamente alterata) riesce ancora a mantenere qualche barlume di lucidità. José Saramago nel 2004 scrisse un romanzo il cui titolo è, appunto Saggio sulla lucidità[6]. Grazie all’espediente letterario di una città senza nome, capitale di un paese senza nome, nella quale, alle elezioni amministrative, la stragrande maggioranza dei cittadini vota scheda bianca, Saramago ci conduce all’interno stesso degli ipnotizzanti meccanismi del potere. Democrazia in pericolo? O, come dice lo stesso Xun, una «nebbia»[7] che avvolge silenziosamente ogni aspetto dell’esistenza (parente stretta di quella «Cecità»[8] raccontata dallo stesso Saramago della quale il Saggio sulla lucidità costituisce il seguito ideale[9]) che ormai contamina politica e cultura, società e religione, vita pubblica e privata, vita di ogni giorno e momenti storici irripetibili?
Insomma il libro di Xu può costituire un facile pretesto per un ragionamento su quello che sta accadendo. Se Trump e Musk riescono a ipnotizzare, evidentemente quella che è in gioco non è la nostra politica; piuttosto: la nostra coscienza. Il perfetto correlato di questa «Ipnocrazia» è la vita stessa. Sia essa «nuda vita»[10] o l’insieme di «bíos»[11], «communitas»[12] e «immunitas»[13] è, adesso più che mai, il nostro stesso stare al mondo che è in gioco. Il nostro modo di essere. Quindi non solo il nostro modo di comportarci ma anche, e forse soprattutto, il nostro modo di pensare. La colonizzazione delle nostre vite, ipnoticamente assunta, ci ha condotti all’interno di uno stato di suggestione. In questo scenario il nostro stesso spirito critico viene fagocitato dal sistema e risputato nella forma di un «post» di Facebook.

Del resto lo stesso Gianni Vattimo, molto prima che tutto questo avesse avuto inizio, aveva affermato: «Oggi siamo tutti postumi, finanche di noi stessi». Dentro l’ultimo, postremo, «post» tutti quanti noi «postumi» (di chissà quale malattia) costruiamo e ci lasciamo costruire esistenze multiple, derealizzate, prive di stabilità e di struttura. Nodi della Rete. Ritmo di flussi. Apparizioni e sparizioni continue lungo le autostrade informatiche. I temi che ci stanno di fronte, come si vede, ci sono tutti. Come governare i flussi di capitali? Che fine hanno fatto gli intellettuali, che, un tempo, costituivano veri e propri «punti di riferimento» stabili? Centrare tutta l’attenzione sull’esistenza vuol dire innalzare l’individuo al livello di «esemplare», ma anche addormentare in lui ogni contato rivoluzionario; di ribellione; di alternativa da rappresentare al sistema. Senso e dissenso non ci sono più. E Trump e Musk hanno buon gioco nel proporre verità alternative buone per suggestionare, attraverso immaginifici ritorni al passato e anticipazioni di un futuro altrettanto fantasioso. Sembra quasi, anche alla luce di quello che sta succedendo sul versante della guerra Russia-Ucraina, che manchi sempre più il termine di paragone. Ed è veramente strano che accada questo in un mondo contrassegnato dal fittizio. Se manca la capacità di orientarsi e si è smarrita la direzione, allora, a cosa ci si aggrappa?

E una volta che il potere avrà colonizzato completamente le coscienze, monetizzando anche il mio gesto di riempire d’acqua la caffettiera la mattina per fare colazione, allora si dovrebbe andare oltre le vite delle persone…
Il termine di paragone è necessario, oltre che per fare degli esempi, per capire. E, del resto, Trump, Musk, Putin, Zelens’kyj, Meloni, Merz, Macron e von der Lyen si trovano ad essere interpreti rispetto a un mondo di fatti che non si situano più nello spazio e che non resistono alla prova del tempo. Ballerini! Tutti costoro rappresentano una danza rispetto alla quale: «La musica è finita/gli amici se ne vanno»[14]. La mancanza di un termine di paragone, nel cuore delle nostre esistenze ipnotizzate, ci conduce a una deriva. Soli. Liberi, liberissimi ma controllati. In guerra anche quando siamo in pace. Eguagliati dalla politica ma diseguagliati dall’economia. Diogene, con la «lanterna», cercava l’uomo. Oggi, noi, stiamo cercando la lanterna!

———————— NOTE

[1]    Sigmund Freud, Trattamento psichico (Trattamento dell’anima), 1890, in Opere. 1886-1895, Studi sull’isteria e altri scritti, Traduzione di Ezio Luserna, Bollati Boringhieri, Torino, 1989, p. 109.

[2] Jianwei Xun, Ipnocrazia. Trunp, Musk e la nuova architettura della realtà, Traduzione di Andrea Colamedici, Edizioni Tlon, Roma, 2025.

[3]    Ibidem, p. 25.

[4]    Ibidem, p. 56.

[5]    Il libro dei ventiquattro filosofi, A cura di Paolo Lucentini, Adelphi, Milano, 1999, p. 57.

[6]    Cfr. Josè Saramago, Saggio sulla lucidità, Traduzione di Rita Desti, Einaudi, Torino, 2004.

[7]    Jianwei Xun, op. cit., p. 43,

[8]    Cfr. Josè Saramago, Cecità, Traduzione di Rita Desti, Feltrinelli, Milano, 2022.

[9]    Non a caso la «rivolta» degli astenuti in Saggio sulla lucidità è «bianca» come la Cecità che colpisce irrimediabilmente tutti i protagonisti del romanzo precedente.

[10]  Cfr. Giorgio Agamben, Homo sacer. Il potere sovrano e la nuda vita, Einaudi, Torino, 2005.

[11]  Cfr. Roberto Esposito, Bíos. Biopolitica e filosofia, Einaudi, Torino, 2004.

[12]  Cfr. Roberto Esposito, Communitas. Origine e destino della comunità, Einaudi, Torino, 2006.

[13]  Cfr. Roberto Esposito, Immunitas. Protezione e negazione della vita, Einaudi, Torino, 2002.

[14]  Franco Califano, Nicola Salerno, Umberto Bindi, La musica è finita, Ariston, 1967.

Gianfranco Cordì

Gianfranco Cordì (Locri, 1970), ha scritto dodici libri. E' dottore di ricerca in filosofia politica e giornalista pubblicista. Dirige la collana di testi filosofici "Erremme" per la casa Editrice Disoblio Edizioni. Dirige le tavole rotonde di filosofia del Centro Internazionale Scrittori della Calabria.