1 Luglio 2025
Sun

Massimo Cacciari, Icone della legge, Adelphi 1985-2025, riedizione

Massimo Cacciari, in questa nuova edizione riveduta del suo Icone della legge, si aggira intorno al concetto di improprio.
Ciò che è strettamente inerente e appartenente a una sola persona, una sola cosa o una classe di individui è la legge; proprio quella che dà il titolo al libro. Ora, se improprio vuole dire la negazione della definizione di cui sopra, si corre il rischio che questo termine risulti del tutto non appropriato. Improprio come non appropriato è quel vento che può essere sia un piccolo anelito che una tormenta. Ma che nel mezzo può manifestarsi come una piacevole brezza. Di questo vento, di questa energia, di questa impropria rete di relazioni e di rapporti, di questo simultaneo concatenarsi di spazio, tempo e spaziotempo einsteiniano sono simbolo le icone.

In sostanza: Cacciari è alle prese con un ordine (sia esso religioso, metafisico, sociale, individuale, eccetera) che ha dato segni di voler scomparire. Si tratta dell’ordine della legge, quello aristotelico, quello induttivo-deduttivo, quello discorsivo e/o argomentativo. Rispetto a questo ordine legale nessuna icona può più risultare necessaria alla sua rappresentazione. Si apre, adesso, lo spazio del possibile, dei possibili e delle possibilità. C’è un’intera sfera di possibili che insistono fin dall’inizio (della riflessione filosofica) e che continuano alla e dalla fine (alla morte individuale e collettiva).
E’ vano pensare, sembra dirci il filosofo, che ogni cosa esca dal nulla e vi ritorni. Piuttosto: esiste un ritmo sotterraneo, un vento che accarezza i capelli e che reca in sé la danza delle possibilità che si andranno a realizzare e di quelle che, pur non essendosi realizzate, continuano lo stesso a essere possibili. Del resto, anche il possibile realizzato è pur sempre un possibile. Questo vento (o ventaglio) di possibilità percorre, interseca e guida lo stesso ordine della legge. E’ veramente improprio poter pensare a una filosofia che, in maniera diagonale, rinnova perennemente le sue domande. La necessità dei possibili è, infatti, la necessità stessa dell’interrogare. Siamo dentro una dimensione estranea. Nel nostro mondo vediamo le cose apparire e scomparire. Dentro questo ventoso ritmo di folate che si ripetono e si ripercuotono le cose si coappartengono.
Dunque, perché le icone? Perché esse sono capaci di presentare l’impresentabile, di appropriare l’inappropriato, di esprimere l’inesprimibile. Più che Icone della legge, questo testo avrebbe dovuto intitolarsi Icone della decostruzione della legge.

Va bè, all’inizio c’è la morte e alla fine (alla meta) c’è l’origine. La morte stessa è due cose: è nulla per gli esseri umani ma è, sia pure, qualcosa. Per sfuggire a questo «qualcosa» è intervenuta quindi la legge. L’ordine. Il calcolo. L’utile. La ragione. L’intelletto. Ma l’intero percorso delle nostre vite ci conduce all’inizio, si diceva. All’inizio di cosa? La morte è qualcosa che «ci reclama». Dunque, questo viandante metafisico (che tutti noi siamo) viaggia dentro una contraddizione.  Intravede l’ordine ma trova di fronte a sé macerie. Conosce la legge ma  anche la sua trasgressione. Si biforca continuamente. Massimo Cacciari, a questo punto, fa ricadere tutta questa costruzione nel ventaglio dei possibili. La necessità del possibile vuole dire che, forse, nulla è perduto. O, più probabilmente, che anche quello che è stato guadagnato è possibile che vada, un giorno, perduto.

Per incapsulare questo ritmo – che divide il pensiero e la sua manifestazione verbale – Cacciari utilizza l’improprio. Esiste un altra dimensione che, però, condivide con la nostra il fatto di essere egualmente possibile. Nulla si perde. L’improprio è quella soffice brezza che fa danzare movimenti, dinamiche ed energie. L’invisibile «può darsi». E può darsi che possa darsi ma è improprio (e veramente poco appropriato) che siano la scienza, le religioni, la filosofia a poterlo dare. Più che altro, occorre un gesto simbolico. L’arte delle icone. In sostanza cos’è questo libro? E’ la manifestazione di un pensiero che risulta importante. Esiste un armonia nella quale anche noi siamo immersi. Esiste un armonia nella quale sono immersi anche tutti gli interi movimenti e moventi dell’universo. E i vivi e i morti. Esiste un ritmo cosmico, un cadenzato battere e levare che percorre tutto quanto, ne siamo o meno coscienti. E tutto ciò non ha un contenitore ma si fa, esso stesso, contenitore e, nello stesso istante, contenuto. E nello stesso istante, nella danza delle foglie portate giù dal vento, c’è come un cuore che pulsa e che non è uno ma, nello stesso tempo, anche due. E’ tutto possibile. Una visione laica, quella di Cacciari. Una visione che riesce a contemplare tutto quello che è accanto a noi con tutto quello che non c’è. Ma proprio in questo «accanto» si gioca tutto il senso di questo Icone della legge.

Gianfranco Cordì

Gianfranco Cordì (Locri, 1970), ha scritto dodici libri. E' dottore di ricerca in filosofia politica e giornalista pubblicista. Dirige la collana di testi filosofici "Erremme" per la casa Editrice Disoblio Edizioni. Dirige le tavole rotonde di filosofia del Centro Internazionale Scrittori della Calabria.