20 25 estati…
Rosso di sera, bel tempo si spera. Bel tempo è arrivato, qui vicino. Cinquecento euro per un lettino.
Questione di non aver capito la condizione economica degli italiani; questione di bon ton. A Forte dei Marmi il gelato lo fa Louis Vuitton.
Reddito di dignità sopra la mensola; i soliti incendi nella Penisola.
Rosso di sera, ma il Partito Comunista non c’è più. Il Sol dell’Avvenire è un cava di pietra senza architravi. Il Badawi. A Gallipoli niente orecchiette, niente ragù.
«Signora mia, ma che cosa mi dice?». «Sono le sette di mattina e sei felice». E senza guai; «E lo sai». Trallalero trallalà, reddito di dignità: un sinonimo o un acronimo? Salario minimo.
Bel tempo si spera e bel tempo è arrivato. Spiagge deserte e qualche vip intronato.
Fedez non è un nome; è un suffisso. Centomila euro per la sagra dello stoccafisso.
Estate del 2025; il piatto piange. Sesso, successo, soldi; prendi e poi godi. Al pettine sono venuti tutti i nodi.
Fra impalcature che cadono e operai col mal di schiena. C’è anche chi non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena.
Ombrelloni sempre più cari. Trump fa la sua passeggiata, la sua vasca. Ha deciso di vedere Putin in Alaska.
Striscia la notizia e striscia di Gaza. Macchè rivoluzione; occupazione! Non si alza più nemmeno una lira. Una volta si diceva: «Ce lo chiede l’Europa». Oggi: Gerry Scotti, che gira la ruota. E tanto per restare più vicino. Mi mangio un panino. Col botulino.
Me ne vado sulla spiaggia tra i ciottoli. Bisogna stare attenti ai broccoli. Del resto, questo io l’avevo sempre pensato. Anche all’avocado.
Rosso di sera, dal caldo non si respira. «Bambole non c’è una lira». Ma si, mettiamoci al computer; sul desktop ho i mie file. Mi ha punto una zanzara: West File.
Estate 2025; «Geopolitica dell’intelligenza artificiale». Mangiare bene? Mangiare male? Alessandro Gassmann tira le orecchie agli stabilimenti balneari. Mettete giù paletta e secchiello: i vostri attrezzi. Abbassate i prezzi!
Sembra un’Italia, questa, di pastafrolla. Alcuni dicono che manca la colla. Il Paese reale va da una certa parte; la politica gioca a ramino, gioca a carte e se ne sta per i fatti suoi. Su Marte. Che vuoi?
E’ come se il naufragio non fosse ancora arrivato. Il Paese è completamente scollato. Giuseppe Ungaretti parlava del dolore di chi era scampato. Le catastrofi sono sempre nei paraggi. «Allegria di naufragi». Ma poi, allegria di che? L’ultimo uomo che ce l’ha fatta. Vive in una palafitta.
Il nuovo tarda a venire e il vecchio non se ne vuole andare, diceva Gramsci. Lasci il vecchio per il nuovo e ti ritrovi solo senza capitalismo: ma il Sole dell’Avvenire non sorge ancora. C’è bisogno del conflitto per fare la storia. L’ultimo uomo, invece, vive pacificato. Conosce il suo futuro a memoria.
Occorre costruire l’alternativa. Evviva! Usciamo tutti da questo letargo. Ci vuole il «campo largo».
Ma che di campo si tratti e non di autostrada. Perché puoi andare forte o puoi anche andare piano. Un anziano. Ti sta venendo addosso, contromano.