22 Aprile 2025
Words

Dazi loro

Anonima come era giunta a noi, a ridosso della caduta del Muro di Berlino (1989) e della dissoluzione dell’Unione Sovietica (1991), così, anche la globalizzazione se ne è andata. Beni e servizi che attraverseranno il confine degli Stati Uniti (quindi importati da un altro Paese) dovranno pagare dazio. 20% all’Europa. 34% alla Cina. Interessante il 49% alla Cambogia. Attualmente presieduto da Hun Manet, il paese di quelli che furono i khmer rossi, vantano una narrazione, fatta dal padre dello stesso premier, che merita molto rispetto. Infatti: la notte della nascita di Manet, una luce brillante volò sul tetto della casa, cosa che portò il padre a credere che suo figlio fosse nato da un essere soprannaturale venerato nel villaggio di Koh Thmar. Questa «luce brillante» potrebbe essere stata la causa dell’altissimo dazio pagato dall’«essere soprannaturale» per aver dato alla luce la guida di una nazione così tartassata? Dazi reciproci: io dazio a te, tu dazi a me.

Dire globalizzazione voleva dire, ci hanno insegnato, apertura – soprattutto dei mercati. Dire sovranismo vuole dire: chiusura. Barriere. Vincoli, ostacoli. Il problema sorge quando al governo vanno i partiti sovranisti, nella globalizzazione. E si genera, in questo modo, un panorama globale nel quale ci siamo «noi» e «loro». Noi applichiamo imposte indirette sulla quantità o sul valore di beni e servizi che attraversano il nostro confine, con voi. Voi, come nel caso della sovranista Italia, dite «Prima gli Italiani»: prima noi di voi in sostanza.
Ed ecco che il pluriverso segmentato e percorso da dinamiche frattali della globalizzazione diventa un insieme (abbastanza composto) di monadi lebiniziane, che non vorrebbero avere finestre ma che subiscono, loro malgrado, l’influenza «degli altri», di «loro».
La mossa di Donald Trump, dunque, realizza in pieno il dettato della famosa affermazione sartriana: «L’inferno sono gli altri». In sostanza per una politica sovranista ormai completamente attualizzata si realizza una nuova configurazione geopolitica. Ci siamo «noi» e ci sono «loro». Solo che «loro» mettono i dazi reciproci con l’intento di aumentare il prezzo e di rendere le importazioni meno vantaggiose (o comunque meno competitive) rispetto ai propri prodotti nazionali. La globalizzazione, che voleva dire mercato allargato a tutto il mondo, si spacca. E diventa: io-me-ne-sto-per-i-fatti miei e tu-te-ne-stai-per-i-fatti-tuoi e non-vedo-perchè-ti-devi-interessare-di-me!
«Loro» ti mettono i dazi per starsene per i fatti «loro». «Noi», che siamo pure sovranisti, applaudiamo e, con gesto masochista e autolesionista, apprezziamo i «loro» dazi perché «loro» sono sovranisti come noi. Il mondo multipolare, del quale la sinistra estrema parla da tanto tempo, si realizza così magicamente a causa di una decisione dell’amministrazione Trump. «L’inferno sono gli altri», e la devono pagare…

«Noi» ci chiudiamo in «noi»; «loro» si chiudono in «loro»; a passo di gambero (come diceva Umberto eco anni fa) la storia torna all’Impero Austro-Ungarico e Francesco Giuseppe. La globalizzazione è chiusa per sempre. Solo che c’è un problema. «Noi» avremmo voluto commerciare con «loro». Ma «loro» non vogliono (più) patetici vicini. Ci basteranno le nostre risorse? Eppure, «loro» hanno detto «Prima l’America» non «Solo l’America».
Ecco che improvvisamente ho capito! È un Risiko orizzontale: tutte le nazioni sono uguali sul cartone. Poi verticalmente qualche nazione alza la testa più in alto delle altre. «Ognuno fa il pane con la farina che ha», ha detto recentemente Sergio Mattarella. Altre nazioni alzano verticalmente la testa fino a dove possono. È una sfida in altezza. La globalizzazione aveva privilegiato lo spazio, i luoghi, i posti, il globo appunto. La trumpizzazione privilegia il tempo. La dimensione verticale.

Occorre andare in provincia di Sondrio. Nel paese di Dazio. L’otto marzo vi si festeggia la festa patronale, quella di San Provino. E che sia tutto un «provino»? Qui si stanno cercando attori e attrici per una serie televisiva. Il titolo della serie è Loro di Mackenna

Gianfranco Cordì

Gianfranco Cordì (Locri, 1970), ha scritto dodici libri. E' dottore di ricerca in filosofia politica e giornalista pubblicista. Dirige la collana di testi filosofici "Erremme" per la casa Editrice Disoblio Edizioni. Dirige le tavole rotonde di filosofia del Centro Internazionale Scrittori della Calabria.