6 Novembre 2025
Words

Il vangelo secondo Albanese

Roland Barthes scriveva che la lingua è fascista non perché “impedisce di dire”, ma perché “obbliga a dire”. Francesca Albanese chiedeva proprio questo al sindaco di Reggio Emilia: dire alla lettera la versione del proprio “vangelo”.

Albanese lavora a reti unificate, con l’ubiquità che contraddistingue santoni, totem, divinità. Non c’è giorno che non si muova da una diretta televisiva a un’intervista radio o stampa, da un premio o cittadinanza onoraria, a un’assemblea o festival o circolo.

E ogni giorno, come una stand-up comedian di giro, propala in tournée i suoi numeri, con addizione di mimica facciale, smorfie, gestualità accentuata, prossemica da prima della classe. Ha il mestiere della grande diva, quella che sa interpretare l’umore del pubblico e travolgere chiunque si frapponga tra sé e un applauso. Le sue performance sono semplici come fiabe: lei è il bene, gli ebrei sono cattivi, il resto si divide tra adoratori del bene e compagni da rieducare.

Analizziamo i suoi tre numeri “acrobatici” più eclatanti, diventati ormai classici da vedere e rivedere su youtube.

Il primo è locato al Teatro Valli di Reggio Emilia. Il compagno da rieducare è il sindaco di quella città che la sta premiando. Lei mima l’autofustigazione quando il sindaco pronuncia il sintagma tabù “7 ottobre”, e dopo si copre il volto con le mani alimentando la disapprovazione del pubblico quando il sindaco parla di ostaggi israeliani. Infine vampirizza il pover’uomo con un perdono e un monito cardinalizi: importante è raccontare la favola secondo la versione Albanese.

Il secondo numero riguarda la fuga dallo studio televisivo di La7, mentre un interlocutore citava Liliana Segre sul tema controverso del genocidio. Nella giustificazione alla fuga Albanese spiega che la senatrice a vita è troppo coinvolta essendo stata testimone della Shoah, e non si chiede del cancro a un sopravvissuto…

Il terzo numero è la partecipazione al podcast teatrale Tintoria, in cui uno dei due intervistatori le chiede se Hamas sia davvero un gruppo terrorista. Be’, la relatrice ONU su Gaza avrebbe tutta l’autorevolezza per rispondere, ma attua un colpo di genio. Per distruggere alla radice la qualificazione terroristica di Hamas dice testualmente: “Possiamo passare alla domanda sulla cacca?”. Proprio così: la domanda sulla cacca!

Qualche anima bella (per usare un eufemismo) ha dato, e altri vorrebbero dare, la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese. Spero non si precipiti ancor più in questo baratro di sconfortante schifezza.